COME, DOVE E QUANDO FARE ESCURSIONI TECNICHE IN PUGLIA
“Per chi volesse cimentarsi in escursioni con scenari più impervi e selvaggi deve necessariamente percorrere sentieri meno battuti, prestando però particolari accorgimenti per ridurre al minimo il rischio di imprevisti…”
Come, dove e quando fare escursioni tecniche in Puglia: spesso per vedere aree naturali (o archeologiche) di grande e impervia bellezza è necessario allontanarsi dagli itinerari più turistici, in quanto essi pur essendo più semplici possono essere “addomesticati”, ossia resi fruibili per una vasta gamma di persone (incluse scuole, famiglie, bambini, ecc.).
Le situazioni che possono presentarsi sono tantissime, soprattutto in ambienti alpini o appenninici; tuttavia qui ci soffermeremo sui sentieri pugliesi, che per la morfologia stessa della regione presentano alcune caratteristiche a sé stanti.
E’ risaputo che la Puglia è la regione meno montuosa d’Italia, perciò i dislivelli maggiori durante una scarpinata si affrontano sul Gargano e nel Sub Appennino Dauno, che comunque hanno altitudini inferiori rispetto alle montagne delle altre regioni.
Ma non è tanto la presenza di quote elevate a costituire difficoltà nelle progressioni, quanto la morfologia delle aree carsiche, soprattutto Gargano e Murge.
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Scarsità di sentieri segnalati. In Puglia la tradizione escursionistica è ancora giovane rispetto ad altre regioni, per cui si verifica che le aree naturali più belle e impervie sono in stato di abbandono, senza sentieri segnalati. A titolo di esempio, la classificazione dei sentieri adottata dal Club Alpino italiano (CAI), che specifica lunghezza, difficoltà e altre caratteristiche dei percorsi in Puglia è rarissima (solo recentemente hanno allestito alcuni percorsi con questa classificazione nel Gargano).
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I numerosi avvallamenti e depressioni del terreno: lame, doline carsiche e collinette rendono la progressione un continuo saliscendi (è rara la situazione “salgo fino in cima e poi scendo”); quindi persone meno allenate dopo un pò vanno incontro ad affaticamento.
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Enorme presenza di rocce calcaree affioranti: vi sono terreni praticamente pieni di pietre e massi di varie dimensioni, non a caso molte di esse furono usate per la realizzazione di muretti a secco, trulli, “specchie” e “iazzi”. Queste pietre in molti punti costringono a camminare a saltelli, e spesso sono celate da arbusti della macchia mediterranea, che nascondono piccole buche, magari profonde solo poche decine di centimetri, ma sufficienti a procurare problemini se non si è attenti.
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Il clima mediterraneo favorisce lo sviluppo di un sottobosco molto fitto, ricchissimo di biodiversità e di grande interesse per botanici e biologi; tuttavia questa vegetazione spesso è spinosa e inoltre nasconde ingressi di inghiottitoi naturali o di antichi pozzi per la raccolta dell’acqua piovana, dove in passato si sono verificati alcuni incidenti; occhio perciò a tastare bene il terreno (magari con i bastoni da trekking)!
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Le gravine sono Canyon bellissimi e maestosi tipici della Puglia. Si tratta di antichi torrenti che ancora oggi presentano piccoli corsi d’acqua sul fondo oppure incanalano acqua in caso di forti piogge. Camminare nell’alveo delle gravine è un’esperienza affascinante e avventurosa, ma non esente da rischi. Per raggiungere il fondo si percorrono versanti ripidi su pietraie o arbusti spinosi e frequenti sono gli strapiombi, quindi è opportuno osservare bene il percorso dall’alto e studiare la via migliore per scendereUna volta sul fondo si cammina tra rovi, arbusti, massi di varie dimensioni e tronchi d’albero caduti, resi scivolosi da muschio, fango e alghe, quindi le cadute sono frequenti. I massi formano tanti piccoli salti di uno o due metri dove i bastoncini da trekking diventano inutili, perciò vanno riposti nello zaino per procedere con le mani poggiate sulle rocce, coordinati dalle guide, e anche usando eventuale tecnica della contrapposizione.
Le pareti delle gravine sono spesso a strapiombo. Pertanto bisogna visitarle in compagnia di escursionisti pratici del posto (e/o di guide certificate e attente), con il giusto equipaggiamento e conoscendo le condizioni meteo. Infatti trovarsi sul fondo di una gravina durante una forte pioggia è molto insidioso, perché la violenza dell’acqua raggiunge livelli notevoli.
Il periodo ottimale per le escursioni in gravina è l’autunno, parte dell’inverno (che da noi è abbastanza mite) e la primavera.
Meglio evitare di camminare sul fondo in estate, perché il caldo e l’umidità raggiungono valori tali da disidratare fortemente il nostro organismo. Inoltre in questa stagione i torrenti vanno in secca, e restano pozze di acqua stagnante che favoriscono la proliferazione di insetti.
Concludendo, non bisogna per forza trovarsi su montagne altissime o boscaglia fittissima per vivere a pieno la natura selvaggia.
Emozioni e adrenalina si possono assaporare anche altrove e seguendo questi piccoli consigli ridurremo al minimo i rischi e ci riserveremo sensazioni di benessere e avventura nella Puglia sconosciuta al turismo di massa!
Grazie mille per condividere queste informazioni. Ho trovato l’articolo davvero interessante.